Ortocircuito - "Agricoltura sostenibile: coltivazione e consumi stagionali, freschezza e qualità dei prodotti"
Ed ecco qui il racconto dell'ultima giornata programmata per la nostra settimana DESS.
All'Ortocircuito i bambini si preparano a piantare finocchi e cicorie sotto la guida attenta di Gianni e dei suoi splendidi amici e collaboratori.
Le mani nella terra e nella cacca di mucca, le parole antiche che riverberano la loro eco dal passato, il sole che ci accoglie, il profumo della natura che ci circonda... il tutto in un paesaggio quasi surreale, uno strano miscuglio di passato, presente e futuro strettamente intrecciati. A volte basta poco per essere felici.
La parola ai bambini...
Un’ esperienza nell’orto sociale urbano : Le mani nel
terreno senza paura di essere schizzinosi
LA CITTA’ COME AULA : contadini in cittàAgricoltura sostenibile: coltivazione e consumi stagionali, freschezza e qualità dei prodotti
Intorno a noi le grandi
costruzioni urbane, il traffico cittadino, le urla degli studenti che
manifestano contro la privatizzazione della scuola, di fronte a noi il colosso
della grande distribuzione e simbolo del consumismo: l’ipermercato. Siamo
arrivati, c’è un piccolo appezzamento di terra vicino alla parrocchia di San
Marco, nel rione Japigia di Bari, preso in comodato d’uso da un gruppo di
cittadini volenterosi che vuole farne
uno strumento di autoeducazione all’alimentazione sana per la riscoperta delle
tradizioni contadine e per una produzione agricola a km 0. Carciofi, insalata,
fagiolini, rucola, pomodori e molto altro ancora. Si buttano a capo fitto i
bambini-contadini invitati a fare questa esperienza, per niente schizzinosi di sporcarsi
le mani con il terreno e la cacca di mucca, per seminare ghiande e piantare
insalatine e finocchi. Guidati da Gianni Signorile, fondatore del gruppo,
riscoprono il piacere della campagna intonando filastrocche dialettali - Deci u fafarule a la fave: timbe ma da dà ma u bbuchè tàgghia fa - e ripetendo i segreti nascosti dietro una
semplice fava: la Nas’e’Cole, una
fava che deve il suo nome al fatto che il baccello tiene strette le fave e
quindi resta l’impronta del naso nel c….. della fava vicina. Poi salutano e
vanno via, lasciando una promessa con la manina sul cuore: la cura per la natura.
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