domenica 25 novembre 2012

24 Novembre
Ortocircuito - "Agricoltura sostenibile: coltivazione e consumi stagionali, freschezza e qualità dei prodotti"



Ed ecco qui il racconto dell'ultima giornata programmata per la nostra settimana DESS.
All'Ortocircuito i bambini si preparano a piantare finocchi e cicorie sotto la guida attenta di Gianni e dei suoi splendidi amici e collaboratori.
Le mani nella terra e nella cacca di mucca, le parole antiche che riverberano la loro eco dal passato, il sole che ci accoglie, il profumo della natura che ci circonda... il tutto in un paesaggio quasi surreale, uno strano miscuglio di passato, presente e futuro strettamente intrecciati. A volte basta poco per essere felici.
La parola ai bambini...
Un’ esperienza nell’orto sociale urbano : Le mani nel terreno senza paura di essere schizzinosi
LA CITTA’ COME AULA : contadini in città
Agricoltura sostenibile: coltivazione e consumi stagionali, freschezza e qualità dei prodotti

Intorno a noi le grandi costruzioni urbane, il traffico cittadino, le urla degli studenti che manifestano contro la privatizzazione della scuola, di fronte a noi il colosso della grande distribuzione e simbolo del consumismo: l’ipermercato. Siamo arrivati, c’è un piccolo appezzamento di terra vicino alla parrocchia di San Marco, nel rione Japigia di Bari, preso in comodato d’uso da un gruppo di cittadini volenterosi che vuole  farne uno strumento di autoeducazione all’alimentazione sana per la riscoperta delle tradizioni contadine e per una produzione agricola a km 0. Carciofi, insalata, fagiolini, rucola, pomodori e molto altro ancora. Si buttano a capo fitto i bambini-contadini invitati a fare questa esperienza, per niente schizzinosi di sporcarsi le mani con il terreno e la cacca di mucca, per seminare ghiande e piantare insalatine e finocchi. Guidati da Gianni Signorile, fondatore del gruppo, riscoprono il piacere della campagna intonando filastrocche dialettali - Deci u fafarule a la fave: timbe ma da dà ma u bbuchè tàgghia fa -  e ripetendo i segreti nascosti dietro una semplice fava: la Nas’e’Cole, una fava che deve il suo nome al fatto che il baccello tiene strette le fave e quindi resta l’impronta del naso nel c….. della fava vicina. Poi salutano e vanno via, lasciando una promessa con la manina sul cuore: la cura per la natura. 

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